Kiev: aggiornamenti in tempo reale dalla Fondazione Soleterre

Ph. Ugo Panella – Immagine da archivio Soleterre

Di seguito pubblichiamo le note che Soleterre ci invia per aggiornarci in tempo reale sulla situazione dei piccoli pazienti oncologici in Ucraina.

 

19 marzo
7 voli aerei organizzati, 30 bambini e ragazzi malati di cancro, con le loro mamme e a volte qualche fratellino o sorellina, costantemente seguìti dai membri del nostro staff e personale medico sanitario.

Questa è solo una piccola parte di ciò che siamo riusciti a realizzare grazie al vostro sostegno, ma è una parte fondamentale perché ha portato quei piccoli pazienti qui in Italia.
Il nostro staff e i nostri psicologi in emergenza, sono sempre stati accanto a loro dal confine polacco fino al nostro Paese.
Perché anche se si è trattato di un viaggio verso la salvezza, i bambini sono molto stanchi e provati.
Ora ad occuparsi di loro ci sono le nostre psicologhe e le mediatrici culturali e ci permette di entrare ancora meglio in contatto con loro.
Oltre al sostegno sulle questioni pratiche e logistiche siamo con loro ogni giorno supportandoli emotivamente: c’è il trauma della malattia, quello della guerra, ma anche quello interculturale a cui far fronte.
Ma noi ci siamo, e voi insieme a noi.

 

17 marzo
Dallo scoppio della guerra in Ucraina abbiamo lavorato incessantemente per garantire continuità alle cure oncologiche dei nostri piccoli pazienti.
Il nostro staff ha trasferito i pazienti di Kiev a Leopoli e da qui alcuni di loro hanno già varcato il confine con la Polonia per essere accolti negli ospedali in Italia.
Stiamo garantendo supporto psicologico, mediazione linguistica, cure mediche e accoglienza.
Stiamo rifornendo di farmaci i reparti pediatrici rimasti funzionanti e sovraccarichi di pazienti, ma il nostro obiettivo è riuscire a far evacuare tutti i giovani pazienti che non possono rischiare di rimanere senza cure nemmeno per un solo giorno.
I bambini malati di cancro che si trovano ancora in Ucraina vivono una situazione pluritraumatica.

 

14 marzo
Sono atterrati a Milano Linate altri 6 giovani pazienti, con le loro mamme e una sorellina.

Le parole del nostro presidente Damiano Rizzi: “La condizione psicologica e fisica di mamme e bambini, dopo ore estenuanti di viaggio, e con la necessità di cure costanti, è al limite della sopportazione umana: Stiamo lottando contro il tempo e non è possibile sprecare nemmeno un minuto, non ci fermeremo finché tutti i nostri piccoli pazienti saranno portati in luoghi adatti per proseguire le cure oncologiche. Per questo continueremo il nostro impegno con la Centrale Regionale Operativa Soccorso Sanitario e Areu, un’operazione di coordinamento sanitario di eccellenza che dimostra come la professionalità, la tempestività e l’umanità siano coniugabili creando azioni concrete che salvano vite umane”

Alcuni bambini provengono direttamente dall’ospedale pediatrico di Leopoli, altri erano arrivati lí nei giorni precedenti dagli ospedali di Kiev. Hanno viaggiato in treno e in bus fino in Polonia e dopo essere stati visitati si sono imbarcati a Rzeszów su un volo messo a disposizione da Areu in collaborazione con la Protezione Civile e Regione Lombardia.
Salgono così a 24 i giovani pazienti ora in Italia, ma come afferma Damiano Rizzi, il nostro impegno non si ferma.

 

13 marzo
“Una piena riprovazione e condanna agli attacchi armati contro i civili che da questa mattina riguardano anche l’area vicina alla città di Leopoli dove Soleterre e Fondazione Irccs Policlinico San Matteo Pavia hanno una collaborazione storica con il Western Ukrainian Specialized Children’s Medical Center nell’ambito della cura dei tumori infantili leucemici mediante la creazione di un centro di trapianto di midollo, finanziata dalla Fondazione Rosa Prístina.

Dall’alba, con il board dell’ospedale e le autorità locali cerchiamo di comprendere gli eventuali piani di evacuazione.
Al momento un primo nucleo di bambini verrà trasferito in Polonia e poi in Italia vista la modalità di guerra ibrida in atto, senza più alcuna distinzione negli attacchi a militari o a civili ucraini.
Non ci sarebbero già da ora le condizioni per restare in ospedale.
Nello stesso tempo evacuare l’ultimo importante ospedale rimasto comporta scelte molto complesse e non immediate”.
Damiano Rizzi, Presidente di Soleterre

 

10 marzo
L’attacco all’ospedale pediatrico di Mariupol è un crimine contro l’umanità. Probabilmente anche questa parola non è sufficiente per contenere l’orrore che stiamo provando. Visto da una pediatria assume connotazioni ancora, se possibile, più feroci. Con Soleterre Onlus possiamo solo dare risposte concrete sul versante opposto di cura e tutela della vita, a partire dall’infanzia. Mentre scrivo 3 tonnellate di farmaci chemioterapici, antibiotici, antidolorifici e materiale medicale sono entrati in Ucraina grazie alle donazioni di molte persone che vogliono vedere proseguire la vita. I farmaci sono a Leopoli (ospedale in cui stiamo curando 90 bambini oncologici) e a Ternopil (ospedale di appoggio nei trasferimenti da Est a Ovest dei bambini) dove ci stiamo preparando per un trasporto speciale di farmaci verso Kiev dove gli ospedali pediatrici stanno ancora curando bambini oncologici (circa 100 nei diversi ospedali dell’Est Ucraina) che gradualmente trasferiremo negli ospedali a Ovest. Continuano, infatti, i trasferimenti dei pazienti oncologici dall’Ucraina ad altri Paesi – tra cui l’Italia. In atto il più grande trasferimento di pazienti pediatrici oncologici mai accaduto nella storia.

Damiano Rizzi, Presidente di Soleterre

 

Milano, 8 marzo
A distanza di quattro giorni dai primi due voli, oggi alle 14 sono atterrati a Milano Linate altri 5 bambini e ragazzi tra i 3 e i 15 anni accompagnati dalle rispettive mamme e da alcuni fratelli.
Fino a una settimana fa si trovavano nei sotterranei della nostra Casa d’Accoglienza e dell’Istutito del cancro, entrambi a Kiev: giorni interminabili di spostamenti tra i reparti e i bunker.
Hanno percorso oltre 2.000 chilometri e affrontato lunghe ore di viaggio, costantemente assistiti da personale medico sanitario per garantire loro cure salvavita. Da Kiev in treno fino a Leopoli sempre accompagnati dal nostro staff ucraino, poi in bus fino in Polonia a Rzeswóv dove hanno trovato ad accoglierli il nostro staff tra cui due psicologi. Oggi sono partiti in aereo per raggiungere l’Italia insieme al personale medico sanitario specializzato, una nostra psicologa ucraina che è sempre stata al loro fianco, il nostro presidente Damiano Rizzi e Licia Ronzulli, presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza.
Ad accoglierli a Milano Linate era presente il personale sanitario proveniente dai due ospedali che prenderanno in cura i bambini: l’Istituto dei Tumori di Milano, gli Ospedali Civili di Brescia, l’assessore alla protezione civile della Regione Lombardia, Pietro Foroni, e il Direttore generale di Areu, Alberto Zoli.
Ringraziamo tutte le persone che hanno reso possibile questo viaggio e che si stanno adoperando tutt’ora per garantire ai giovani pazienti e alle loro famiglie la miglior accoglienza possibile e le migliori cure.

 

8 marzo
Il viaggio verso l’Italia sta diventando realtà per altri bambini e adolescenti malati di cancro che abbiamo evacuato da Kiev.
Ieri dopo aver viaggiato in autobus verso la Polonia con le loro famiglie e il nostro staff, insieme a Iana la nostra collega ucraina, sono stati accolti dai nostri psicologi, tra cui Ivan Giacomel, che si è recato a Rzeszow (al confine tra Polonia e Ucraina) per dar loro tutto il supporto psicologico possibile.
Siamo pronti ad accoglierli oggi in Italia: in giornata infatti i bimbi e i ragazzi prenderanno un volo diretto verso Milano per poi essere trasferiti in alcuni ospedali lombardi per continuare le cure.
Grazie a tutti voi che state rendendo questo possibile.

 

7 marzo
Le cure per i bambini e i ragazzi arrivati al San Matteo di Pavia e all’Istituto dei Tumori a Milano stanno proseguendo, sono tutti accompagnati dalle loro mamme e per alcuni c’è anche la compagnia di una sorellina o della nonna, al momento ospitate in strutture di accoglienza sul territorio.
La situazione in Ucraina è drammatica e spesso le famiglie si disperdono nella confusione della fuga dai bombardamenti.
Questi bambini e ragazzi stanno vivendo una situazione pluri traumatica, ogni giorno devono affrontare cure e terapie molto dolorose, non sono solo lontani dalle loro case e dagli affetti ma, come vi avevamo già accennato, anche se ora sono al sicuro la preoccupazione per la guerra nel proprio Paese è comunque molto alta, così come la paura di non riuscire a rintracciare o rivedere i propri familiari e amici.
Il ricordo dei bombardamenti è ancora vivido.
Le nostre psicologhe sono quotidianamente al fianco dei giovani pazienti e dei loro genitori per garantire tutto il supporto emotivo necessario; abbiamo anche fornito alle famiglie tablet e sim nella speranza che possano riuscire a rintracciare le persone a loro care e alleviare almeno un po’ le loro preoccupazioni.
Ringraziamo di cuore tutto lo staff delle strutture che hanno accolto i parenti dei pazienti ricoverati: AGAL Onlus e Salute Donna Onlus.

 

6 marzo
È arrivato all’Ospedale Pediatrico di Leopoli il primo carico di farmaci: analgesici, antidolorifici, antibiotici e chemioterapici salva vita.
Questa spedizione è fondamentale per l’Ospedale, perché al momento registra un numero 3 volte più alto del solito di pazienti a causa dei flussi di persone in fuga dalle città più a est dell’Ucraina. Entro una settimana l’Ospedale sarebbe rimasto a corto di farmaci, come ci aveva segnalato il Dr. Roman Kizyma, primario del reparto di oncologia pediatrica.
In Ucraina ormai è difficile reperire farmaci e al confine la situazione è caotica.
Ma non ci fermeremo perché proseguire le cure è fondamentale per questi bambini e ragazzi: il secondo carico di farmaci è già in viaggio e il terzo è partito proprio ieri.
Ringraziamo il Dr. Roberto Brambilla, volontario di Soleterre che ha coordinato le operazioni per la raccolta farmaci, stoccaggio e invio dall’Italia, la protezione civile di Vimercate, AREU di Regione Lombardia e il Lions Club di Varsavia per il grandissimo supporto e disponibilità.

 

Pavia, 4 marzo
Stamattina le nostre psicologhe Francesca e Titiana (quest’ultima parla ucraino) hanno incontrato le mamme e i bambini arrivati ieri dalla Polonia e ricoverati ora al San Matteo di Pavia.
I piccoli e le loro mamme sono ovviamente molto stanchi per il viaggio oltre che per le cure contro il cancro (alcuni dei piccoli hanno subìto operazioni chirurgiche poco meno di due settimane fa…). Ma la loro non è solo fatica fisica, è anche mentale. La preoccupazione e il senso di colpa per aver lasciato in Ucraina il resto della loro famiglia sono forti. Molti di loro non sanno dove si trovano gli altri parenti, né riescono a mettersi in contatto con loro. Addirittura una delle mamme non riesce a rintracciare il proprio figlio di 15 anni.
La riconoscenza però per essere arrivati qui è pari a questa sofferenza e anche essere ascoltati è per loro importante. Da oggi e per i prossimi giorni, il supporto psicologico sarà fondamentale per loro per elaborare tutte queste emozioni e paure, e saremo al loro fianco in ogni momento.
È stata una mattina davvero emozionante anche per i nostri psicologi, anche stavolta posti di fronte al fatto che le cose importanti della vita sono spesso quelle a cui meno pensiamo e di cui ci rendiamo conto solo in momenti difficili.

 

Milano, 3 marzo
Poco prima delle 14, grazie a un volo coordinato da Areu Lombardia, sono arrivati a Linate i primi 6 bambini malati oncologici che eravamo riusciti a trasferire in Polonia dall’Ucraina.
Saranno presi in cura dal San Matteo di Pavia e dall’Istituto dei Tumori di Milano.
Ad accogliere i bimbi e le loro famiglie c’erano il Presidente di Soleterre Damiano Rizzi e il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana.

Abbiamo seguito questi bambini dal bunker a Kiev, all’autobus verso la Polonia e ora sono qui in Italia.
Siamo davvero felici e vi ringraziamo con tutto il cuore per il sostegno che stiamo ricevendo in questi giorni terribili.

 

Milano, 2 marzo 
Tutti i pazienti pediatrici oncologici sono stati da noi portati nella notte fuori Kiev.
Hanno viaggiato con il personale medico e stiamo lavorando per portarli fuori dall’Ucraina, al sicuro in ospedali europei.
Il messaggio del referente nazionale ucraino per l’oncologia pediatrica, dott. Grigory Klymniuk, è illuminante: “Grazie per l’eccellente operazione di evacuazione dei nostri bambini. Il supporto, tutto il supporto, che ci state facendo sentire è la condizione che renderà impossibili nel futuro le guerre”.
Nel nostro ospedale di Leopoli intanto stiamo valutando le condizioni di salute di tutti i bambini arrivati per capire se possano essere trasportati in Polonia, oltre il confine, o se debbano essere prima stabilizzati per un po’ più di tempo.
Oggi poi arriverà anche un importante carico di medicinali dall’Italia.
Grazie a tutti voi per il supporto e l’aiuto.

Damiano Rizzi, Presidente di Soleterre

 

Milano, 1 marzo
La situazione sta degenerando, i carri armati russi cominciano ad accerchiare la città, non c’è più tempo: abbiamo evacuato di urgenza 18 bambini oncomalati gravi con le loro famiglie dai due ospedali di Kiev – rispettivamente dall’istituto del cancro e dall’istituto di neurochirurgia di Kiev- e dalla nostra struttura di accoglienza, la Dacha. L’obiettivo è farli arrivare in sicurezza in Polonia, via Leopoli, dove stiamo continuando a garantire le cure a 36 piccoli pazienti.

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Il video-messaggio di Damiano Rizzi presidente di Soleterre

I ringraziamenti del Presidente della Fondazione Soleterre Damiano Rizzi a tutti coloro che hanno fatto una donazione per i bambini oncologici ucraini.

La generosità di chi ha partecipato alla raccolta fondi permetterà a Soleterre di continuare ad approvvigionare 4 centri ospedalieri: l’Istituto Nazionale del cancro di Kiev, la Neurochirurgia pediatrica di Kiev, l’Oncologia pediatrica di Ternopil, e l’Ospedale di Leopoli.

“In questo momento il nostro compito è quello di prenderci cura dei pazienti oncologici. E mai come in questo caso la donazione significa molto di più di un corrispettivo in medicinali, significa anche un’adesione ad un’idea di mondo in cui si possano costruire e creare legami di pace tra le persone”.

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Kiev, struttura evacuata d’urgenza: non fermiamo le cure per i bambini con il cancro

Ospedale di Kiev

Fondazione Soleterre è una ONG che dal 2003, insieme al proprio partner e associazione gemella Fondazione Zaporuka, lavora in Ucraina, dove ha realizzato interventi strutturali, garantito strumentazione medica e forniture di farmaci nei reparti dell’Istituto del Cancro e dell’Istituto di Neurochirurgia di Kiev, e aperto una casa d’accoglienza per ospitare gratuitamente i tanti bambini malati in cura a Kiev, ma che provengono da zone remote del paese.

Prima dell’intervento di queste due associazioni, le famiglie dei piccoli pazienti dormivano nelle stazioni, non potendo permettersi un alloggio, avendo dovuto vendere ogni avere per acquistare farmaci e coprire le spese di viaggio. Il sistema sanitario ucraino infatti non copre completamente le spese sanitarie legate al cancro: farmaci, operazioni chirurgiche, esami diagnostici.

Negli ultimi anni, Fondazione Soleterre ha esteso il proprio intervento anche alla città di L’viv, nell’ovest del paese, per creare la prima Unità trapianti di midollo osseo per la cura dei tumori pediatrici (un progetto in collaborazione con Policlinico San Matteo di Pavia e AIEOP, Associazione Italiana Ematologia Oncologia Pediatrica) e finanziato la Fondazione Rosa Pristina che permetterà di effettuare ogni anno circa 24 trapianti di midollo a bambini malati di cancro.

Quello di Fondazione Soleterre è un intervento multidisciplinare che pone al centro la salute fisica e il benessere psico-sociale dei piccoli pazienti oncologici e che ha contribuito, dal 2003 ad oggi, a innalzare i tassi di sopravvivenza, portandoli dal 55 al 64% (State Program “Paediatric Hematology and Oncology for the Period of 2011-2015” e successive), a raggiungere complessivamente oltre 28.000 bambini con i loro genitori e a formare oltre 1.600 medici, pediatri e paramedici.

Dopo le ultime drammatiche evoluzioni, gli operatori di Soleterre sono al lavoro per mettere in sicurezza i bambini malati di tumore ricoverati nell’ospedale di Kiev. I bambini della casa di accoglienza Dacha sono stati evacuati d’urgenza nel bunker dell’ospedale, ma molti medici sono assenti perché scappati dalle loro famiglie.

EMERGENZA UCRAINA

Raccolta fondi per le cure mediche dei bimbi oncomalati

Nella drammatica situazione d’emergenza in cui ci troviamo, la Fondazione il Fatto Quotidiano vuole supportare Soleterre con una raccolta fondi che  garantisca la continuità delle cure mediche per i piccoli pazienti oncologici (farmaci, materiale sanitario, chemioterapie) e il funzionamento della casa di accoglienza Dacha di Kiev (spese di gestione, utenze, affitto, personale della casa a supporto dei bambini).

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“La popolazione è stremata, non sappiamo cosa accadrà nelle prossime ore. Continuare a fornire le cure ai bambini oncomalati e metterli subito in sicurezza, queste sono le nostre priorità.  Siamo in contatto costante con il nostro staff, ci aspettiamo di tutto. La vita umana non deve essere misurata sul terreno. La lezione della storia non ci ha insegnato nulla. Noi non perdiamo la speranza di riuscire a edificare un’umanità capace di amore, di costruire, di vivere insieme”.

Il Presidente di Soleterre, Damiano Rizzi.

Una piccola paziente oncologica dell’ospedale di Kiev – Video da archivio Soleterre
Un’infermiera prepara la somministrazione della chemioterapiaVideo da archivio Soleterre
Il video-messaggio del Presidente di Soleterre Damiano Rizzi
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In attesa di nuove raccolte, sostienici con una tessera

Continua a sostenere la Fondazione il Fatto Quotidiano

Siamo orgogliosi di annunciare che, grazie alla vostra generosità, tutte le iniziative promosse dalla Fondazione hanno raggiunto gli obiettivi prefissati, e che i fondi raccolti sono stati consegnati alle associazioni coinvolte.

Il nostro impegno continua con un nuovo progetto dedicato alla formazione dei giovani e al sostegno delle categorie più indigenti.

Nell’attesa di farne partire la raccolta, vi ricordiamo che è possibile continuare a sostenere la Fondazione richiedendo o regalando una Tessera.

La Tessera, al costo di 20 euro, consente di usufruire di convenzioni esclusive con teatri, spazi culturali, cinema ed eventi nazionali, e di ricevere una newsletter mensile con aggiornamenti su tutte le attività e i nuovi progetti della Fondazione.

Vai alla pagina del tesseramento

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Lettera da Alessandra Davide, Presidente Trama di Terre

Trama di Terre è un’associazione interculturale di donne attiva dal 1997. Il suo obiettivo è accogliere e costruire relazioni tra donne native e migranti, promuovere i diritti di autodeterminazione di tutte e contrastare discriminazioni e violenza, in tutte le sue forme.

“E poi, come ha scritto nonna Rocìo in uno scontrino, ci sono tutti quelli che fanno quello che possono. Il mondo è fatto di persone che fanno quello che possono. E loro, in qualche modo, sono arte”. ― Sara Fruner, L’istante Largo.

L’Associazione Trama di Terre ringrazia tutti quelli che fanno quello che possono e che hanno permesso alla Fondazione il Fatto Quotidiano di raccogliere preziose risorse da destinare a donne che hanno intrapreso con dolore, fatica e fermezza un percorso di emancipazione dalla violenza.

Ringraziamo sentitamente Cinzia Monteverdi, per averci coinvolto in questo temerario progetto che mira a sostenere economicamente le donne in momentanea difficoltà.

La violenza maschile produce un elevato costo, non solo emotivo per chi è direttamente coinvolto, ma anche economico e sociale. Le donne costrette a lasciare la propria casa, la propria vita e le proprie abitudini, per il benessere psicofisico e la sicurezza, si ritrovano a dover (r)iniziare tutto da principio. Purtroppo lo Stato non sempre, anzi raramente, si manifesta in loro sostegno in modo repentino e adeguato, anche a livello economico.

Questo governo, silente su vere politiche a contrasto della violenza maschile e dei femminicidi, ha presentato la misura del Reddito di Libertà come una risposta alle conseguenze che produce la violenza maschile. Si tratta, però, di una risorsa mensile di 400 euro che non basta neppure a pagare l’affitto di un appartamento. E in molte regioni le risorse non saranno sufficienti per rispondere alle richieste.

Inoltre continuano a mancare risorse adeguate per Centri Antiviolenza, Case rifugio, formazioni ad operatrici/ori socio sanitari e legali. Questi sono gli attori fondamentali che lavorano ogni giorno affinché la violenza maschile venga intercettata, fermata e sanzionata senza che le donne subiscano vittimizzazione secondaria.

Eppure, ancora oggi, molte lavoratrici nei Centri Antiviolenza sono sottopagate o sostituite da attiviste volontarie e gli operatori/trici sono comunque insufficienti per garantire risposte efficienti. Gli interventi di prevenzione sono troppo spesso affidati alla volontà dei singoli più sensibili, o peggio a bandi annuali che non sono sempre garantiti. Sostanzialmente, non solo mancano a bilancio risorse che assicurino politiche integrate e programmate su lungo periodo, ma una politica di genere e trasversale che intervenga su temi come lavoro, casa, welfare e salute, con l’obiettivo di sradicare la radice della violenza maschile contro le donne: le discriminazioni secolari.

Lo Stato è quindi latitante, come lo è stato con la morte di Adelina Sejdini, abbandonata dai sostegni governativi dopo avere collaborato ad arrestare sfruttatori della prostituzione e morta suicida a Roma a novembre scorso. Lo Stato continua solo ad elargire briciole a noi donne che con la nostra pelle e con le nostre denunce, invece, diamo vita a un processo di emancipazione per l’intera società civile. A riempire il vuoto delle risorse destinateci dagli enti pubblici è arrivato l’appoggio della Fondazione il Fatto Quotidiano che ha riconosciuto il valore del lavoro dei Centri Antiviolenza, rispondendo con questa raccolta alle nostre richieste di più sostegno economico per le donne stesse.

“Il movimento civile ha dimostrato che quando l’uguaglianza viene garantita per legge ma i livelli di coscienza rimangono gli stessi, fatalmente dominio e oppressione finiscono per riaffermarsi e dell’uguaglianza non resta che l’apparenza.” ― bell hooks, Scrivere al buio

La politica deve assumersi la responsabilità della violenza economica e della povertà, per lo più vissuta dalle donne. Ci auguriamo che questo vostro gesto di solidarietà possa servire a riportare all’attenzione del governo la violenza economica agita nei confronti delle donne: una violenza usata dagli uomini maltrattanti, una violenza conseguente alle nostre denunce e una violenza istituzionale strutturata contro tutte le donne.

Abbiamo contribuito a costruire il progetto “Borse di autonomia” della Fondazione il Fatto Quotidiano perché riteniamo che a tale problema non si debba rispondere solo con forme di beneficenza, ma con politiche strutturate. Per questo motivo vi ringraziamo ancora, poiché non solo con il vostro impegno avete fornito nuove opportunità di vita ad alcune donne, ma soprattutto perché avete dato ai Centri Antiviolenza la possibilità di accendere i riflettori su una delle discriminazioni più ostativa all’autonomia, all’indipendenza e all’autodeterminazione delle donne.

Un caro saluto

Alessandra Davide
Presidente Trama di Terre

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Il nostro impegno con la CRI-Susa per i migranti al confine

di Cinzia Monteverdi

Oggi, i migranti che transitano per la Val di Susa sono soprattutto famiglie in arrivo dalla rotta balcanica. Ci sono bambini, neonati e donne incinte, tutti esposti, senza mezzi adeguati, alle rigide temperature del luogo.

“Fermiamo il naufragio di civiltà”; “Finisca il rimbalzo di responsabilità”; “Paura e cinico disinteresse uccidono. È tragico che in Europa qualcuno la consideri una questione che non lo riguardi”; “Chiusure e nazionalismi portano a conseguenze disastrose”. Sono anche parole come queste, quelle di un grande uomo che si chiama Francesco, il nostro Papa, esempio di cristianità sia per i laici sia per i cattolici, a spingerci con la Fondazione del Fatto Quotidiano ad affrontare un nuovo progetto.

Siamo stati contattati dalla Croce Rossa Italiana di Val Susa perché la aiutassimo ad assistere i migranti. Dal 2017 la Valle di Susa, naturale corridoio di collegamento tra l’Italia e la Francia, vede il transito di migliaia di persone migranti che tentano di valicare le Alpi in cerca di un futuro migliore; provengono dalla rotta mediterranea o dalla via dei Balcani. Nel compiere questo viaggio si espongono a grandi rischi, specie nel periodo invernale: rischiano di morire di stenti e di freddo.

Il lavoro dei volontari della Croce Rossa Italiana è fondamentale. Hanno l’obiettivo di proteggere i migranti fornendo ogni giorno e ogni notte aiuto materiale (con coperte termiche e bevande calde), informazioni, possibilità di un ricovero notturno o di un intervento in caso di emergenza. Spesso si ritrovano ad assistere intere famiglie con bambini piccoli. E anche in questo caso – come per gli altri progetti che ha in corso la Fondazione, e per i quali in poco tempo abbiamo raggiunto i risultati sperati – vogliamo sottolineare il lavoro meraviglioso dei volontari. Che anche in Valle di Susa ogni giorno, ventiquattr’ore su ventiquattro, assistono persone nel tratto più difficile del loro percorso verso una vita migliore.

L’articolo completo è su ilfattoquotidiano.it

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Non c’è tempo da perdere: aiutiamo chi rischia di morire di freddo e di stenti

Oggi, i migranti che transitano per la Val di Susa sono soprattutto famiglie in arrivo dalla rotta balcanica. Ci sono bambini, neonati e donne incinte, tutti esposti, senza mezzi adeguati, alle rigide temperature del luogo.
Il Comitato CRI di Susa è un’articolazione territoriale della Croce Rossa Italiana che opera in Val di Susa dal 1998 e si occupa prevalentemente di attività sanitarie, di inclusione sociale e di risposta alle emergenze, supportando tutti coloro che si trovano in condizione di vulnerabilità, senza alcun tipo di distinzione.

Dal 2017, la Val di Susa, naturale corridoio di collegamento tra l’Italia e la Francia, vede il transito di migliaia di persone migranti che tentano di valicare le Alpi in cerca di un futuro migliore; provengono dalla rotta mediterranea o – sempre più spesso – dalla via dei Balcani. Tale fenomeno presenta molte criticità dovute alla morfologia del territorio e alle rigidissime temperature del periodo invernale che rischiano di compromettere l’incolumità dei migranti stessi che nel compiere questo viaggio si espongono a grandi rischi.

Il lavoro dei Volontari della Croce Rossa Italiana è teso a portare aiuto e assistenza in favore di queste persone, con l’obiettivo di proteggere la loro vita fornendo ogni giorno e ogni notte aiuto materiale (con coperte termiche, pasti e bevande calde), informazioni, possibilità di un ricovero notturno e intervento in caso di emergenza.

Lesioni di quarto grado in uno dei migranti soccorsi dalla CRI.
NON C’È TEMPO DA PERDERE
Un congelamento severo può provocare la distruzione dei tessuti cutanei e dei vasi sanguigni sottostanti compromettendo in modo definitivo la funzionalità dell’area coinvolta.
FORNITURA MENSILE #1 | 5.000 EURO

Kit di assistenza

Croce Rossa Italiana – Comitato di Susa da assistenza ogni mese a oltre 1.000 migranti al confine alpino Italia/Francia. Si tratta di persone in transito, spesso famiglie con bambini, che affrontano un percorso molto difficile, soprattutto nel periodo invernale.

La Fondazione vuole supportare Croce Rossa Italiana con la donazione di 500 kit di assistenza comprensivi di coperta termica, mascherine chirurgiche, gel lavamani, acqua, barrette energetiche, scaldamani/piedi e poncho antipioggia al costo di 10,00 euro a kit, per un totale di 5.000 euro.

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FORNITURA MESILE #2 | 5.000 EURO

Pasti e bevande autoriscaldanti

Croce Rossa Italiana – Comitato di Susa da assistenza ogni mese a oltre 1.000 migranti al confine alpino Italia/Francia. Si tratta di persone in transito, spesso famiglie con bambini, che affrontano un percorso molto difficile, soprattutto nel periodo invernale.

La Fondazione vuole supportare Croce Rossa Italiana con la donazione di 1.000 pasti/bevande autoriscaldanti al costo di 5,00 euro per ogni pasto, per un totale di 5.000 euro.

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Cinzia Monteverdi: l’impegno della nostra Fondazione

Scrivere un articolo per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne è particolarmente difficile per me. Soprattutto in questo periodo storico, in cui leggiamo ogni giorno di brutali femminicidi, spesso accompagnati oltretutto dalla violenza sui bambini.

Perché la ferocia con cui vengono colpite le donne è talmente alta che le si uccidono anche i figli. Difficile rimanere lucide dopo aver letto, ad esempio, della strage di Sassuolo accaduta i giorni scorsi: due donne e due bambini, uno di 5 anni e l’altro di due, tutti accoltellati. La rabbia mi porta a pensare “menomale che si è ucciso anche lui”. Mi dispiace, certamente non sarà un approccio cristiano il mio perchè la violenza non si annienta con la rabbia. Allora in questa giornata ho deciso di pensare solo alle iniziative che mirano a migliorare le cose, e alle associazioni che svolgono un lavoro importantissimo per aiutare le donne che scappano dalle violenze nelle mura domestiche. Noi, con la Fondazione Umanitaria il Fatto Quotidiano, siamo partiti da pochissimo scegliendo di aiutare Trama di terre, onlus di Imola che si occupa proprio di aiutare le donne sopravvissute che scappano per cercare faticosamente di ricominciare a vivere senza paura. In sole due settimane, grazie a tutti coloro che ci hanno sostenuto, abbiamo già raggiunto ottimi risultati e potremo presto consegnare i fondi raccolti per aiutare queste giovani ragazze che devono rifarsi una vita autonomamente con moltissime difficoltà, comprese quelle economiche. Questi aiuti, che abbiamo chiamato “borse di autonomia”, possono sembrare poca cosa rispetto agli innumerevoli casi che gridano aiuto. Ma è comunque una grande soddisfazione che rende un po’ più leggero quel senso di impotenza che si prova quando leggiamo quelle notizie terribili. Queste iniziative devono moltiplicarsi soprattutto per incoraggiare le donne che non hanno il coraggio di scappare perché hanno paura, e si sentono umiliate e senza una via di fuga. Devono denunciare, e avere la certezza che non sono sole. Che qualcuno le aiuterà.

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La Fondazione si racconta, la diretta Facebook alle 12:00

Nella giornata internazionale del 25 novembre, la Fondazione il Fatto Quotidiano racconta il suo impegno contro la violenza sulle donne.

Costituita a settembre, la Fondazione è nata con l’obiettivo di affiancare alle parole i fatti promuovendo progetti umanitari per le fasce più deboli, in collaborazione con associazioni che già operano sul territorio. Come Trama di Terre, onlus in prima linea da oltre 24 anni nell’accoglienza delle donne sopravvissute alla violenza maschile per la quale la Fondazione ha aperto una raccolta per finanziare borse di autonomia per le donne e le giovani ragazze che si stanno ricostruendo una nuova vita. Ne discutono, alle 12 in diretta sulla pagina Facebook del Fatto Quotidiano e su ilfattoquotidiano.itCinzia Monteverdi, presidente e AD di SEIF e della Fondazione, Maddalena Oliva, vicedirettrice del Fatto Quotidiano, e Martina Castigliani, giornalista del fattoquotidiano.it e membro del comitato di indirizzo della Fondazione.

Rivedi la diretta Facebook.

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Intervista a Yvette Samnick, operatrice per Trama di Terre

Yvette Samnick è una delle operatrici dell’associazione Trama di Terre, la onlus che da oltre 24 anni si occupa dell’accoglienza delle donne, native e migranti, sopravvissute alla violenza maschile e con la quale la Fondazione il Fatto Quotidiano ha lanciato le “borse di autonomia” per permettere alle giovani ragazze in fuga di emanciparsi e autodeterminarsi.

Samnick ha voluto raccontare la sua storia – di cui pubblichiamo solo un estratto – a Martina Castigliani sul fattoquotidiano.it in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Nata in Camerun, è arrivata in Italia con una borsa di studio per l’Università della Calabria ad Arcavacata di Rende dove si è laureata in Scienze politiche. Lì ha conosciuto un uomo di cui si è innamorata ma che, subito dopo la gravidanza, l’ha resa vittima di violenze fisiche e psicologiche. Finché non è riuscita ad andarsene e denunciare. Ma non tutte ci riescono e, soprattutto, il peggio inizia dopo. Per questo, dice, è urgente che si mettano in campo meccanismi di protezione subito dopo la denuncia, e i centri antiviolenza sono fondamentali.

Stiamo sbagliando il modo in cui raccontiamo la violenza contro le donne?
Io per oggi ho rifiutato tutte le interviste. È tipico della cultura patriarcale: mi cercano perché vogliono ascoltare la donna vittima che si lamenta. Ma io sono stufa, non voglio essere vista così. Ho già pianto abbastanza.

E come vuole essere vista?
Non serve a niente che racconti quanti schiaffi ho ricevuto, perché chiunque ha sentito parlare di violenza fisica sa di cosa si tratta. Voglio invece ragionare su quello che ho vissuto, su dove sono arrivata e i percorsi che ho fatto con i centri antiviolenza. Queste sono riflessioni che possono interessare le donne che vivono la mia stessa situazione.

Partiamo dall’inizio. Come si finisce in una storia violenta?
Le dinamiche della violenza in un rapporto affettivo iniziano dal primo giorno, dal primo secondo che incontri l’uomo maltrattante. Possibile che sia così presto? Sono segnali impercettibili. Quando penso alla mia storia, so che sono iniziati fin dal primo giorno e io non ero attenta.

L’intervista integrale è disponibile su ilfattoquotidiano.it

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Aiutiamo chi deve mettersi in fila per mangiare, insieme a Pane Quotidiano

Gli ospiti di Pane Quotidiano sono cambiati profondamente negli anni. Oggi ci sono moltissimi anziani che non riescono ad arrivare a fine mese e che, con dignità, si mettono in fila ogni giorno per ricevere un aiuto.

Pane Quotidiano è un’Associazione laica, apartitica e senza scopo di lucro, fondata a Milano nel 1898, con l’obiettivo di assicurare cibo, ogni giorno, gratuitamente, alle fasce più povere della popolazione e a chiunque versi in stato di bisogno e vulnerabilità, senza alcun tipo di distinzione.

L’idea, semplice ma rivoluzionaria, che ha animato questa associazione sin dalla sua nascita è che il pane non debba mai mancare a nessuno e pertanto la sua distribuzione gratuita non sia un atto di carità, ma di responsabilità. Da allora Pane Quotidiano porta avanti questo impegno e ha integrato all’interno della distribuzione anche altri alimenti come latte e yogurt, formaggi, salumi, pasta, riso, frutta, verdura e dolciumi. Nelle due sedi milanesi del Pane Quotidiano, grazie al preziosissimo contributo dei volontari e al sostegno dei donatori, ogni giorno vengono donate razioni alimentari a chi ne ha bisogno, senza alcun tipo di distinzione e nel pieno rispetto di un motto ormai secolare, allora concepito per la tutela e la salvaguardia della dignità degli ospiti:

Sorella, fratello, nessuno qui ti domanderà chi sei, né perché hai bisogno, né quali sono le tue opinioni”.

FORNITURA #1 | 10.500 euro

Fornitura mensile di sacchetti

Pane Quotidiano fornisce supporto alimentare a più di 3.000 persone al giorno. I sacchetti per il trasporto di alimenti e generi di prima necessità costituiscono uno dei bisogni principali dell’associazione: ogni anno ne vengono usati circa 1.800.000.

La Fondazione vuole supportare Pane Quotidiano con la donazione di 150.000 sacchetti, fabbisogno di 1 mese. Al costo di 7 centesimi a sacchetto, un totale di 10.500 €.

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FORNITURA #2 | 6.000 EURO

Fornitura mensile di pannoloni

Oltre ai prodotti alimentari, Pane Quotidiano distribuisce ogni giorno anche generi di prima necessità, tra cui i pannoloni. Ne conosciamo tutti il costo e sappiamo che molte persone che ne avrebbero bisogno non possono permetterseli.

La Fondazione vuole supportare Pane Quotidiano con la donazione di 300 pacchi di pannoloni. Al costo di 20 euro al pacco, un totale di 6.000 €.

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Sosteniamo donne sopravvissute alla violenza con la onlus Trama di Terre

Se cercate delle facce a cui affezionarvi, non possiamo darvele. Le donne che aiutiamo hanno nuove identità e noi, prima di tutto, abbiamo il dovere di proteggerle.

Costituita a Imola nel 1997, l’associazione Trama di Terre è in prima linea da oltre 24 anni nell’accoglienza delle donne, native e migranti, sopravvissute alla violenza maschile. È stata la prima realtà in Italia ad occuparsi di ragazze in fuga da matrimoni forzati e di violenze legate all’onore, con un approccio interculturale di genere.

Trama di Terre collabora con diversi centri antiviolenza in Italia e con i servizi sociali territoriali: è uno spazio sicuro, dove si sostengono le donne che intraprendono un percorso di emancipazione dalla violenza maschile, per permettere loro di vivere la propria autonomia e autodeterminarsi.

L’associazione gestisce diversi progetti: appartamenti di alta autonomia per donne in difficoltà economica, il Centro Interculturale delle Donne, il Centro Antiviolenza e il Progetto Rifugiate, per l’accoglienza di richiedenti asilo, con particolare attenzione alle violenze di genere subite nel Paese d’origine, durante e dopo l’arrivo nel nostro Paese.

L’idea che ha guidato l’associazione fin dalla sua nascita è stata trovare un luogo di condivisione fra donne di diverse età e provenienze (geografiche, culturali, sociali), per lottare l’una accanto all’altra per i diritti di tutte. All’ingresso di Trama di Terre, su uno dei tanti cartelloni colorati, si legge una scritta: “Possono tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera”.

La nostra Fondazione per Trama di Terre

Immagina di dover mollare tutto, sparire in meno di 24 ore e che sia necessario per sopravvivere. Immagina di dover ricominciare da zero in una nuova città. Un posto sconosciuto, dove ancora non sei niente. Cambiare nome, pettinatura, modo di vestire. Cercare di nasconderti nei dettagli, anche se nessun travestimento sarà sufficiente per metterti al sicuro. Immagina di sapere che, in ogni istante, la tua vita passata può tornare a cercarti. Preparati al peggio: alla paura, alla voglia di tornare indietro e alla solitudine. E soprattutto, a una delle sfide più difficili: ricostruirti.

In Italia ci sono decine di donne che fuggono ogni giorno dalle violenze di padri, fidanzati, mariti, fratelli: sono sopravvissute che vivono nell’ombra come i testimoni di giustizia, solo che lo fanno senza scorta e senza protezioni. A parole siamo tutti contro la violenza di genere: lo sono i politici di ogni schieramento, lo è chi ci governa. Ma quando è il momento di sostenere le donne nella vita quotidiana, perché la loro libertà diventi stabile e sicura, i potenti spariscono tutti. Eppure la lotta di una donna che scappa dalle violenze, non finisce nel momento della fuga. Essere libere è una scelta, ma non basta. Serve una rete che ti supporti e soprattutto servono i mezzi economici per poter raggiungere l’indipendenza ogni giorno.

Per questo la Fondazione il Fatto Quotidiano, in collaborazione con l’associazione Trama di Terre, ha deciso di lanciare una campagna: vogliamo finanziare borse di autonomia per le donne e le giovani ragazze che si stanno ricostruendo una nuova vita. Ogni borsa, dell’ammontare di 5mila euro, sarà destinata a obiettivi concreti: pagare un corso di formazione professionale o l’esame per la patente, coprire parte dell’affitto o le spese durante gli studi all’università, finanziare l’arredamento di un monolocale, acquistare una macchina o un motorino.

Vi state chiedendo se questi soldi cambiano la vita? Sì. Sono boccate d’ossigeno per chi parte dal nulla, si sta emancipando dalla violenza e cerca di autodeterminarsi.

“Possono tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera”
L’INCONTRO
Non possiamo dirvi molto, ma sappiate che queste donne le abbiamo incontrate tutte di persona per chiedere loro di cosa avessero più bisogno.

Chi vogliamo sostenere

Dietro ogni borsa, c’è una storia. Ma noi non ve la diremo. Se cercate delle facce a cui affezionarvi, non possiamo darvele. Se volete episodi raccontati nei dettagli, non li avrete. Le donne che chiedono aiuto stanno ricominciando lontano dalle loro famiglie, hanno nuove identità e nuove vite e noi, prima di tutto, abbiamo il dovere di proteggerle. Se ti chiedi chi sono, sappi che una di loro, molto probabilmente, l’hai incontrata oggi al supermercato. Era con te in coda alle poste. Aspettava l’uscita dei figli nel cortile della scuola, proprio al tuo fianco. Era in bicicletta, ferma al semaforo, accanto alla tua macchina. O al bar a ordinare un caffè, in attesa di entrare in classe. Viviamo nelle stesse città, frequentiamo le stesse scuole e gli stessi luoghi di lavoro: hanno bisogno di sostegno e troppo spesso nemmeno possono chiederlo. I nomi sono importanti: ne hanno uno vero, rimasto solo sui documenti, e uno che usano per la nuova vita. Non vogliamo mentirvi e non vi diremo nessuno dei due.

Una di loro ha 22 anni. Di notte studia per gli esami all’università e di giorno fa la commessa in un negozio di vestiti nel centro di una città che dobbiamo tenere segreta. Pochi mesi fa ha detto No a un matrimonio forzato e ha dovuto abbandonare la sua famiglia, perché rifiutare il destino che le avevano scelto non era un’opzione accettabile. Né per la sua mamma, né per il suo papà. Finora aveva sempre detto Sì: al velo imposto contro la sua volontà, alle uscite ridotte al minimo, alle sgridate perché studiava troppo e si occupava poco della casa. Aveva detto Sì anche alle violenze: perché essere picchiata, quando la stessa sorte tocca a tutte le donne di casa, ti sembra parte della normalità. Ha detto un solo No: ha chiesto di poter sposare chi ama e così facendo ha disubbidito all’unica regola intoccabile, quella dell’onore. Per questo ha dovuto lasciare tutto. Ora vuole farcela, a pagarsi gli studi e a vivere da sola, ma quando le spese sono troppe vorrebbe solo alzare il telefono e chiedere aiuto alla famiglia. Che altro dovrebbe fare? Diciamo a queste ragazze di scappare, ma poi a fatica offriamo soluzioni concrete per tenerle in salvo. Lei rischia la vita se torna indietro, ma a volte si sente così sola che mollare tutto sembra l’unica opzione.

Borsa di autonomia #1 | 5.000 EURO

Contributo affitto e costi universitari

M. scrive: “Ho tanti sogni per la mia nuova vita, ma purtroppo i soldi del mio lavoro non bastano. Per riuscire a continuare l’università, avrei bisogno di un contributo per l’affitto e per tutte le spese legate ai miei studi. È una catena: se non studio e non ho una qualifica non potrò mai aspirare a un buon lavoro e sarò sempre in affanno. Ci sto provando ad andare avanti da sola, ma so che prima di tutto devo essere autonoma economicamente”.

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Un’altra ragazza di anni ne ha trenta compiuti. Fa la cameriera in un ristorante mentre il figlio più piccolo è all’asilo nido. Lavora poche ore, non sempre lo stipendio è sufficiente per portare qualcosa a tavola, sia a pranzo che a cena. Se potesse essere più autonoma negli spostamenti potrebbe cambiare lavoro, essere meno vincolata agli orari di scuola del piccolo, e guadagnare meglio. Basterebbe poter studiare per la patente del motorino o anche solo avere una bicicletta elettrica: per il momento sarebbe già qualcosa. Nella vita di prima, suo marito non voleva che uscisse mai di casa: neanche per una passeggiata, neppure per fare la spesa. Doveva stare rinchiusa e ogni volta che faceva sentire la sua voce, veniva picchiata. Le botte e gli abusi sono andati avanti per molti anni, finché un giorno ha chiesto aiuto a una persona che ha fatto una domanda in più degli altri. Non vi diremo chi è, ma quella domanda, quella che molto spesso noi in situazioni simili non abbiamo fatto, le ha salvato la vita. Ora è ripartita da zero e quando suo figlio piange perché ha fame, non sempre riesce a pensare di essere sulla strada giusta. Ecco perché ha ancora bisogno di sostegno.

Borsa di autonomia #2 | 5.000 EURO

Contributo patente e acquisto auto usata

F. scrive: “Se avessi un piccolo aiuto, una delle cose di cui avrei bisogno ora è la patente. Anche se, per il momento, non posso permettermi un’auto, potrei scrivere nel mio curriculum che so guidare. E così avrei più chance per un buon lavoro. Poi piano piano risparmierò per avere una macchina tutta mia”.

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Non possiamo dirvi molto, ma sappiate che queste donne le abbiamo incontrate una a una e, prima di lanciare la campagna, abbiamo chiesto loro di cosa avessero più bisogno. Le donne che ci impegniamo a sostenere vivono in Italia, dal Trentino-Alto Adige alla Sicilia. La maggior parte sono state accolte in case rifugio subito dopo la fuga dalla violenza, ma il periodo di copertura è terminato e il percorso di uscita dalle strutture è molto difficile. Immagina di essere riuscita a scappare, tagliare i ponti e ripartire. Poi immagina di rischiare di perdere tutto perché i soldi per essere libera non sono abbastanza. Significa veder crollare la tua vita, di nuovo. Ecco perché abbiamo deciso di far partire questa campagna e perché ci rivolgiamo a voi.

Borsa di autonomia #3 | 5.000 EURO

Contributo affitto e corso mediatrice

R. scrive: “Ho un desiderio: diventare una mediatrice culturale. Ora che sono libera e posso finalmente pensare al futuro, vorrei fare un lavoro che mi permetta di aiutare le altre donne. Purtroppo, però, il corso costa troppo e non me lo posso permettere. A bloccarmi stavolta sono i pochi soldi”.

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Sappiate che quello che vi chiediamo è molto di più di un sostegno economico: vi chiediamo di adottare questo progetto, di appassionarvi come noi lo abbiamo fatto, anche se non ci saranno foto da esibire o risultati da rivendicare pubblicamente. Preparatevi perché non sarà come per le adozioni a distanza o gli altri progetti benefici: purtroppo non ci saranno selfie da postare su Facebook per ogni versamento, perché quel selfie nessuna delle persone che aiuteremo può permetterselo. Non a cuor leggero. Noi però, vi proponiamo di essere parte di qualcosa di molto più grande: vi chiediamo di ascoltare le richieste di aiuto di queste donne, rispettarne le voci e i tempi. Di diventare loro alleate e alleati. Il vostro gesto, grande o piccolo, avrà un impatto dirompente: non solo aiuterà a mettere un tassello in più in un processo di indipendenza lungo e faticoso, ma dimostrerà anche che siamo in tanti a credere nel diritto alla loro libertà. E che, anche se queste donne per ora non possono farsi vedere, siamo in tanti a volerci schierare al loro fianco.

Borsa di autonomia #4 | 5.000 EURO

Contributo arredamento casa

L. scrive: “Sto lottando per essere libera, ma non è facile. Se potessi avere questo contributo, lo userei per arredare la mia prima casa. Ho un lavoro che per il momento mi permette di coprire solo cibo e affitto, ma non ho soldi per l’arredamento. Mi manca tutto: la cucina, un piccolo tavolo, il letto. Dopo anni di fatiche, una casa dignitosa rappresenterebbe un traguardo davvero importante per la mia autonomia”.

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Borsa di autonomia #5 | 3.000 EURO

Contributo acquisto auto usata

T. scrive: “Per mettermi in salvo sono scappata dalla mia città e ora vivo con il mio bambino in un luogo protetto. Ho trovato un lavoro, ma per riuscire a incastrare gli orari con quelli dell’asilo avrei bisogno di una macchina. I soldi che guadagno bastano appena per cibo e affitto. Avere un’auto farebbe la differenza”.

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